giovedì 29 marzo 2018

[Review] Una ragazza inglese... e due chiacchiere con Beatrice Mariani

Hello readers! Non c'è modo migliore di congedarsi da un Tour che farlo dando un grandissimo Party, lo insegnano le migliori band!
Oggi in pieno stile Rock'n Roll, diciamo "Good Bye" al Blog Tour [la nostra tappa è -> QUI] di
"Una ragazza inglese
- Beatrice Mariani, edito Sperling & Kupfer -
con un great Review Party!


Ma prima di farvi leggere la mia personalissima opinione su questo retelling, durante il Blog Tour abbiamo fatto due chiacchiere con la scrittrice in persona, avendo il privilegio di farle la prima intervista della sua vita. Cosa avremo chiesto a Beatrice Mariani?

V: Da bambina amava leggere? Se sì, aveva mai immaginato di leggere il suo nome su un libro, prima o poi?
B. M.: Da bambina leggevo così tanto che ogni tanto mi rimproveravano per l’assenza dal mondo circostante! Lo facevo camminando, lo facevo in macchina (e poi mi sentivo male) lo facevo sedendomi in qualsiasi cantuccio. Uno dei primi libri fu Piccole Donne. Lo rilessi così tante volte che le mie amiche inventarono un gioco: lo aprivano in una pagina qualsiasi e mi leggevano una frase. Io ero in grado di proseguire!
Inutile dire che mi sentivo, anzi “ero” Jo March e quindi sì, proprio come lei, sognavo di vedere il mio nome su un libro prima o poi!

Ci siamo readers, è il momento della recensione!


Il titolo e la copertina di "Una ragazza inglese" suggeriscono una storia leggera e spensierata, dal sapore estivo e con uno scontatissimo happy ending. Quello che a prima vista questo libro non dice, è con quanta maestria Beatrice Mariani sia riuscita a raccontare in chiave moderna una storia blasonata e amata, conosciuta e strastudiata, come Jane Eyre di Charlotte Brontë. "Una ragazza inglese" è infatti il retelling di un libro non apprezzato solo da pochi, e forse può far storcere il naso ai più puritani, ma il risultato non è per nulla banale e scontato.
In realtà mi sono stupita di me stessa e in negativo. Se non mi avessero detto in precedenza quale libro avesse calcato Beatrice Mariani, forse nemmeno ci avrei fatto caso. Questo è sicuramente dovuto in primis alla mia sbadataggine, ma sicuramente parte della colpa è proprio della scrittrice che è riuscita sapientemente a mettere in pratica una delle più grandi lezioni di scrittura creativa - che io stessa ho imparato da Massimo Bisotti:
per imparare a scrivere, bisogna prima di tutto conoscere i classici, copiarli, farli propri. Solo così riusciremo a trovare un nostro stile.
Ed è proprio questo che fa la Mariani: prende Jane Eyre e la trasporta nel Duemila. Paesi diversi forse, ma stessa storia, solo con un filino di modernità in più... d'altronde non dimentichiamo che sono passati più di centocinquanta anni dalla nascita della prima Jane!
La Jane 2.0 è una ragazza di quasi vent'anni che la vita ha già messo a dura prova. Si è diplomata in Inghilterra, ma il destino l'ha ricondotta in Italia, a Roma - scenario delle estati della sua infanzia - come ragazza alla pari, in una delle famiglie più ricche della capitale.
Nella villa dei Rocca conosce Marina, una donna bella ma frivola, più interessata alla vita mondana che alla vita del figlio; Nicholas, un bambino viziato, ma poco apparentemente poco amato dalla madre; e infine il proprietario della grande casa, l'imprenditore che paga il suo stipendio: Edoardo Rocca.
L'incontro con Edoardo è goffo e del tutto casuale, lontano dalla grande casa. E per l'uomo che l'ha aiutata a rialzarsi, che ha mostrato interesse prima per lei e poi per un banale incidente, Jane perde la testa. Prima di sapere chi fosse per davvero.
Edoardo Rocca non ha nulla da invidiare al vero Mr. Rochester. Il paragone è palpabile, ma ben contestualizzato. Imprenditore affascinante e velato dal mistero, al nuovo "padrone" non manca nulla, dall'amico/socio d'affari a Madeira, alla moglie dai tratti creoli.
Tutto questo però non disturba, non risulta una semplice tentativo di copiare un classico. In "Una ragazza inglese" è l'attenzione ai dettagli a fare la differenza. Come non poter apprezzare, ad esempio, il personaggio di Ivana, l'amica di Jane schietta e sincera, sempre pronta a dire la sua in modo franco e rigorosamente in dialetto romano.
Comprare questo libro, pur sapendo che la storia non è originale al 100%, vi renderà un po' orgogliosi di essere italiani come la mente c'è dietro. Sapete già cosa accadrà, immaginate come andrà a finire la storia, ma tratterrete lo stesso il respiro insieme a Jane quando rivedrà Edoardo Rocca. Piangerete con lei quando crederà tutto perduto. Sorriderete per lo scontatissimo "...e vissero tutti felici e contenti", comunque appagati da una storia quantomai scontata.
E se la parola "retalling" vi provoca comunque l'orticaria, vi consiglio di andare contro voi stessi e leggere "Una ragazza inglese"...


parola di questi cinque piccoli libricini!


XOXO Virginia

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